Arzachena è oggi il primo Comune in Sardegna per numero di presenze turistiche (1 milione 222 mila nella stagione 2019, con un aumento dell’1,2% sul 2018) . Nel suo territorio si trovano Porto Cervo e la Costa Smeralda, oltre ai borghi marini di Baia Sardinia e Cannigione.

Luogo di vacanza esclusivo, questo lembo di terra è noto per l’incomparabile bellezza del suo mare che con varie gradazioni di colore dal turchese, al blu e al verde smeraldo non tradisce le aspettative destate dal nome.

Le sue spiagge incastonate fra rocce granitiche e incorniciate dalle variegate tinte della macchia mediterranea ne fanno un forte attrattore per il flusso turistico sia nazionale che internazionale.

Ma non mancano le risorse culturali che riportano ad un passato affascinante di cui resta traccia indelebile.

L’antico borgo di Arzachena sorse come uno sparuto gruppo di case raccolte intorno alla chiesa di Santa Maria Maggiore in seguito alla sua erezione a parrocchia, avvenuta nel 1776. Si trattava in realtà di una parrocchia campestre sussidiaria o “cappellania”, in cui il viceparroco risiedeva da novembre alla fine di giugno seguendo le annuali cadenze della transumanza. Nell’arco di poco meno di un secolo Arzachena ebbe un progressivo incremento demografico basti pensare che nel 1861 giungeva a contare 1339 abitanti e che dal censimento del 1901 la popolazione in quarant’anni era quasi raddoppiata. Ma quel che è importante rilevare è che solo l’8% di essa risiedeva nel piccolo centro mentre il restante 92% viveva negli stazzi sparsi nel suo vasto territorio.

Divenuto Comune autonomo nel 1922, a partire dagli anni ‘60 del Novecento il suo territorio divenne oggetto di un grosso investimento immobiliare finalizzato alla valorizzazione turistica, ideato e realizzato da un gruppo di noti imprenditori con a capo il principe ismaelita Karim Aga Khan. All’intento di valorizzare la zona corrispondeva, nel nuovo gruppo di investitori, la volontà di armonizzare le costruzioni nell’ambiente circostante. Per questo vennero ripresi elementi dell’architettura e della tradizione sarda e utilizzati materiali semplici come il legno e la pietra locale.

Sorsero così il villaggio di Porto Cervo, che il suo architetto Luigi Vietti volle raccolto attorno ad una terrazza affacciata sul mare in vista del piccolo porto, l’hotel Cala di Volpe, opera dell’architetto Jacque Couëlle, il Pitrizza, creato dall’architetto Luigi Vietti, e il Romazzino, nato dal genio creativo di Michele e Giancarlo Busiri Vici. Al primo di essi si deve anche la progettazione della chiesa di Stella Maris, semplice e autentico scrigno di opere d’arte, consacrata il 28 agosto del 1968.

Ma Arzachena vanta anche un Parco Archeologico che comprende sette monumenti di Età Nuragica ed uno di Età Neolitica, raggruppati in tre nuclei diversi. A soli 4 Km di distanza dal Museo Labenur è ubicata la necropoli neolitica di Li Muri (fine V millennio a.C.), composta di quattro tombe a circolo, riconducibili al fenomeno del megalitismo occidentale, e confrontabili con alcuni monumenti del Sud della Corsica e del Sud della Francia e della Spagna.

A circa 1 Km dalla necropoli si erge la bella Tomba dei giganti di Li Lolghi che con i suoi 27 m. di lunghezza e la sua stele monolitica rappresenta una delle sepolture di Età Nuragica (XVIII s. a.C – VI s. a.C. .) più suggestive e meglio conservate dell’Isola.

All’ingresso di Arzachena l’area archeologica di Malchittu, con il Nuraghe Albucciu, la Tomba dei giganti Moru e il Tempietto omonimo offre un panorama completo della Civiltà Nuragica (XVII s. a.C – VI s. a.C. .) esemplificata nei suoi aspetti abitativo, cultuale e funerario.

Infine nella zona di Capichera la Tomba dei giganti di Coddu ‘Ecchju e il Nuraghe La Prisgiona, oggetto di indagini stratigrafiche negli ultimi vent’anni, rappresentano uno dei più importanti complessi nuragici del territorio gallurese in grado di attrarre un cospicuo numero di visitatori.

Nel centro storico si trovano il piccolissimo museo della Scatola del Tempo, dedicato alla storia locale, cui si aggiungono i musei parrocchiali (Museo del Pane, Museo degli Antichi Mestieri e Museo dell’Anima), purtroppo ancora solo occasionalmente fruibili. Si può anche visitare Monti Incappiddatu (ossia il monte con il cappello), detto anche il Fungo, monumentale roccia granitica formatasi circa 300 milioni di anni fa e plasmata dall’azione dell’acqua e dagli agenti atmosferici.

Nel territorio è possibile compiere escursioni a piedi nella zona di Monti Zoppu e nella zona del Pevero. Altri parchi sono in corso di realizzazione lungo le zone fluviali e gli stagni ed esistono anche sentieri attrezzati per praticare l’arrampicata ed effettuare escursioni in bicicletta, a cavallo, con gli asinelli. Nei periodi in cui le rotaie non sono percorse dal Trenino verde si può passeggiare sui binari oppure nella buona stagione acquistare presso il TVP del Museo Labenur un biglietto per un’escursione in treno verso la Gallura interna , a bordo di una carrozza del 1930.

Il Museo Laboratorio dell’Età Nuragica (LABENUR), situato all’incrocio tra la SS125 e la SP 115 per Bassacutena nel vecchio edificio della Stazione ferroviaria, rievoca all’interno delle sue semplici sale la preistoria, la storia e la tradizione locale. Qui il tempo si è fermato. Vieni a trovarci per ripercorrerlo con noi.


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